‘Mi
chiamo Unknow senza N in fondo’
‘suona
come ‘sconosciuto’ perché sono in pochi a conoscermi’
Da
qualche mese è possibile trovare in vendita un volume (inserito nella collana
di Rizzoli-Lizard “Magnus – opere complete”) che ristampa integralmente
produzione dello sconosciuto: certamente uno dei personaggi più amati del
maestro bolognese ed anche una delle sue opere più riuscite, all’interno di un
insieme che - a scanso di equivoci-
presenta ben pochi cedimenti.
Tanto
per fare gli inguaribili filologi e perfezionisti va ammesso che il volume in
questione è da consigliare più ai neofiti che non a coloro che siano già in
possesso delle storie in questione. Questo per una serie di motivi: intanto le
prime sei storie sono rimontaggi degli originali albi pocket (a 2 vignette per
pagina), peraltro – lodevolmente - gli
stessi rimontaggi operati dall’ autore per la prima edizione – diciamo così - “de luxe”,
edita dall’ Isola Trovata a metà anni ottanta – niente di sbagliato in tutto
ciò intendiamoci bene - ma potendo è
meglio preferire il formato originale – quello cioè che nei primi anni ’90
venne adottato da Granata press per la collana “Magnus schegge” che presentava peraltro copertine inedite e che non è
impossibile recuperare tutt’ora. Un altro appunto riguarda il formato del
volume: le tre storie finali avrebbero giovato di un formato più grande; ma in
realtà è questione di poco conto se pensiamo che anche “Le femmine incantate” è
stato presentato da Lizard nello stesso formato (e tenersi strette le edizioni
di Alessandro editore o Granata press appare – per il capolavoro in questione –
quasi obbligatorio). Un ultimo appunto riguardo l’assenza nel volume delle due
storie apparse nei primi anni ’80 sul “Resto del Carlino” col titolo “lo sconosciuto
presenta”; è vero – come dice Fabio Gadducci nella postfazione – che le storie
non vedono unknow come protagonista ma solo come narratore ma, visto l’ambita
“integralità” del volume, sarebbe stato giusto inserirle ugualmente (si trovano
nel libro “Traffici” di granata press).
A
completare il volume abbiamo poi le due brevi storie – del 1996,stesso anno
della morte di Magnus – apparse su “Comix” (“Riassunto” e “Nel Frattempo”) che
ritessevano le fila del racconto dopo “L’uomo che uccise Ernesto Che Guevara” e
che avrebbero dovuto fungere da prologo per nuove avventure; inoltre c’è anche
la sceneggiatura – in forma di storyboard - di “Lo spettro di Tezca” che
sarebbe stato l’episodio seguente.
Magnus
comincia a pubblicare le storie in questione nel 1975,all’incirca un anno dopo
l’interruzione del sodalizio – proficuo ma spossante – del sodalizio con Max
Bunker. Dopo l’editoriale Corno l’approdo sarà, almeno per alcuni anni , la
casa editrice di Renzo Barbieri che in quegli anni mieteva successi coi fumetti
sexy (e alcune storie in tal senso ,seppure senza personaggio fisso, sono state
disegnate anche da Magnus: si veda il secondo volume delle “opere complete”
intitolato “erotico e fantastico”) ma aveva anche una produzione piuttosto
variegata, anche se spesso con vendite un tantino più contenute.
La
serie mensile dello sconosciuto – come già detto in formato pocket, lo stesso
di “Diabolik” e “Alan Ford” ma anche di “Zora la vampira” e “Biancaneve”[tanto
per citare due titoli che mi piacerebbe assai venissero ristampati] – durerà
solo sei albi, con Raviola ad occuparsi sia dei disegni che delle sceneggiature
(con qualche suggerimento – pare – da Francesco Guccini o dallo stesso Renzo
Barbieri). I motivi della precoce chiusura (allora non si parlava di miniserie)
stanno nelle vendite pur buone ma non altissime (per gli standard dell’epoca) e
nei ritmi della mensilità che si rivelano di nuovo troppo spossanti per un
Magnus ancora provato dai dieci anni passati a ritmi altissimi a disegnare per
la Corno. Emerge già da queste tavole – come anche nel racconto autoconclusivo
“vendetta macumba” – una volontà di curare maggiormente il dettaglio – di
dotare le tavole di atmosfere più complesse – di diversificare maggiormente le
espressioni dei personaggi - abbandonando,
almeno in parte, l’abbondanza di primi piani e l’uso pervasivo del nero che
necessariamente avevano caratterizzato la sua produzione seriale (che peraltro
a quasi 50 anni di distanza non perde un grammo di fascino). In questi 6 albetti il protagonista vaga per
diversi luoghi – da Marrakech a Roma, passando per la Bretagna, Haiti e il
Libano – senza uno scopo particolare, cercando di sbarcare il lunario e, soprattutto,
di sfuggire ad un passato che non viene mai esplicitato del tutto ma che in
sostanza lo ha visto militare nella legione straniera e lavorare come
mercenario – assistendo, o forse compiendo in prima persona, a cose
orribili. La cosa che tuttora colpisce
di queste storie – tralasciando la mesta e malinconica caratterizzazione del personaggio
e la “casualità” perfettamente credibile con cui si innescano le trame – sta’
nella loro natura ibrida, nella loro natura incerta tra exploitation ed
ambizioni autoriali, nel non lesinare sesso e violenza fornendo tuttavia
spaccati sociali in grado di apparire tuttora attuali e improntati al
disincanto. L’esempio magistrale in tal senso (e, a parer mio, il vertice
dell’intera prima serie) è costituito dalla storia in 2 parti “largo delle tre
api” e “morte a Roma”, in cui il nostro unknow si trova a fare l’autista ma è anche, in virtù dl suo passato ,al centro di
un complotto per assassinare uno scomodo prelato sudamericano in trasferta
nell’urbe, sullo sfondo di trame neofasciste, violenza urbana e lussuria. Uno
spaccato desolante del clima dell’epoca osservato da un soggetto che viene
descritto a metà tra il protagonista e il testimone – sorta di “moralista amorale”
come tanta letteratura hard-boiled ci insegna – proletario dell’intrigo internazionale
e della guerriglia che forse – in fin dei conti – è un lavoro come un altro[ come
l’attuale tendenza alla privatizzazione delle guerre ( o missioni di pace che
siano) pare confermarci – ma forse è sempre stato così]. È proprio in “largo
delle tre api” che – detto en passant
– assistiamo al primo membro maschile mostrato in un fumetto italiano (di
passere se ne erano già viste, certo) - il
che, a pensarci bene, è paradossale: vista la mole di albetti porno (o almeno
così si tendeva a definirli) che lo stesso Barbieri editava all’epoca, per
tacere dei suoi concorrenti ,il primo cazzo lo si vede in un fumetto non porno
e nemmeno sexy. Semplicemente alcune scene di sesso vengono raccontate nel modo
più realista possibile senza che – attorno
ad esse – debba svilupparsi tutto il racconto. Qualcosa di simile a
quanto accade – per esempio – in “From hell” di Alan Moore ed Eddie Campbell o
in film come “Antichrist” di Lars Von Trier.
Al
termine del sesto albo “Vacanze a Zahlè” lo sconosciuto si becca una pallottola
e sembra morto – il suo pensiero va alla ragazza incontrata a Marrakech –
pericolosa e doppiogiochista ma anche illusoria parentesi di dolcezza. “La fata
dell’improvviso risveglio” è il breve episodio della “resurrezione”, in cui si
narra della difficile operazione che ha consentito ad unknow di essere ancora
vivo (non a caso presso la clinica “Maria adolescente” di Nazareth). Gli ultimi
2 episodi (originariamente pubblicati a puntate sulla rivista “Orient express”)
vedono un ruolo più defilato del titolare della serie per sposare una
narrazione più corale ed intrighi spionistici piuttosto complessi ma mai
esplicitati nei dettagli, quasi che in fondo non fossero poi così importanti –
mentre fondamentali sono le caratterizzazioni dei personaggi e il loro
interagire. In particolare rimane scolpito nella memoria “L’uomo che uccise
Ernesto Che Guevara” – vero e proprio romanzo a fumetti, incentrato sulla
figura del “lugubre” ,ex medico e cocainomane all’ultimo stadio, responsabile
materiale della morte del celebre rivoluzionario argentino, che compirà un
ultimo e disperato tentativo di ritrovare una dignità e riconciliarsi con la
vita e il suo passato. La narrazione è inframezzata dai passi del diario del
Che in Bolivia e vede unknow impegnato in un doppio gioco assai pericoloso ma
che – inaspettatamente – si risolverà per lui in modo positivo – o almeno gli
consentirà di salvare la pelle e guadagnarsi un bel gruzzoletto.
Graficamente
Magnus non rinuncia certo al nero che lo ha reso celebre ma si dimostra via via
sempre più eclettico e documentato dando corpo ad una sua personalissima “linea
chiara” (o linea scura ?) in tavole elegantissime, plastiche, dal sapore
neoclassico. Uno stile che ricorre – certo con variazioni – anche in altre
opere più o meno coeve come “I briganti”, ”Necron” o “le 110 pillole” e che, nel
tempo lascerà posto all’amore certosino per il dettaglio del Magnus più
“appenninico” e “ zen” che caratterizzerà “Le femmine incantate” e “la valle
del terrore” – due veri e propri testamenti spirituali, perfette fusioni di
“alto” e “basso”, atti d’amore per il fumetto e – a ben vedere - per l’umanità
intera.
intervista a magnus (stralcio) a video music
il libro "Lo sconosciuto - edizione integrale" è pubblicato da Rizzoli-Lizard,ha 420 pagine e costa 25 euri.
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