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domenica 4 novembre 2012

LO SCONOSCIUTO/ Magnus



‘Mi chiamo Unknow senza N in fondo’
‘suona come ‘sconosciuto’ perché sono in pochi a conoscermi’

Da qualche mese è possibile trovare in vendita un volume (inserito nella collana di Rizzoli-Lizard “Magnus – opere complete”) che ristampa integralmente produzione dello sconosciuto: certamente uno dei personaggi più amati del maestro bolognese ed anche una delle sue opere più riuscite, all’interno di un insieme che  - a scanso di equivoci- presenta ben pochi cedimenti.
Tanto per fare gli inguaribili filologi e perfezionisti va ammesso che il volume in questione è da consigliare più ai neofiti che non a coloro che siano già in possesso delle storie in questione. Questo per una serie di motivi: intanto le prime sei storie sono rimontaggi degli originali albi pocket (a 2 vignette per pagina), peraltro – lodevolmente -  gli stessi rimontaggi operati dall’ autore per la prima edizione – diciamo così -  “de luxe”, edita dall’ Isola Trovata a metà anni ottanta – niente di sbagliato in tutto ciò intendiamoci bene -  ma potendo è meglio preferire il formato originale – quello cioè che nei primi anni ’90 venne adottato da Granata press per la collana “Magnus schegge” che presentava  peraltro copertine inedite e che non è impossibile recuperare tutt’ora. Un altro appunto riguarda il formato del volume: le tre storie finali avrebbero giovato di un formato più grande; ma in realtà è questione di poco conto se pensiamo che anche “Le femmine incantate” è stato presentato da Lizard nello stesso formato (e tenersi strette le edizioni di Alessandro editore o Granata press appare – per il capolavoro in questione – quasi obbligatorio). Un ultimo appunto riguardo l’assenza nel volume delle due storie apparse nei primi anni ’80 sul “Resto del Carlino” col titolo “lo sconosciuto presenta”; è vero – come dice Fabio Gadducci nella postfazione – che le storie non vedono unknow come protagonista ma solo come narratore ma, visto l’ambita “integralità” del volume, sarebbe stato giusto inserirle ugualmente (si trovano nel libro “Traffici” di granata press).
A completare il volume abbiamo poi le due brevi storie – del 1996,stesso anno della morte di Magnus – apparse su “Comix” (“Riassunto” e “Nel Frattempo”) che ritessevano le fila del racconto dopo “L’uomo che uccise Ernesto Che Guevara” e che avrebbero dovuto fungere da prologo per nuove avventure; inoltre c’è anche la sceneggiatura – in forma di storyboard - di “Lo spettro di Tezca” che sarebbe stato l’episodio seguente. 


Magnus comincia a pubblicare le storie in questione nel 1975,all’incirca un anno dopo l’interruzione del sodalizio – proficuo ma spossante – del sodalizio con Max Bunker. Dopo l’editoriale Corno l’approdo sarà, almeno per alcuni anni , la casa editrice di Renzo Barbieri che in quegli anni mieteva successi coi fumetti sexy (e alcune storie in tal senso ,seppure senza personaggio fisso, sono state disegnate anche da Magnus: si veda il secondo volume delle “opere complete” intitolato “erotico e fantastico”) ma aveva anche una produzione piuttosto variegata, anche se spesso con vendite un tantino più contenute.
La serie mensile dello sconosciuto – come già detto in formato pocket, lo stesso di “Diabolik” e “Alan Ford” ma anche di “Zora la vampira” e “Biancaneve”[tanto per citare due titoli che mi piacerebbe assai venissero ristampati] – durerà solo sei albi, con Raviola ad occuparsi sia dei disegni che delle sceneggiature (con qualche suggerimento – pare – da Francesco Guccini o dallo stesso Renzo Barbieri). I motivi della precoce chiusura (allora non si parlava di miniserie) stanno nelle vendite pur buone ma non altissime (per gli standard dell’epoca) e nei ritmi della mensilità che si rivelano di nuovo troppo spossanti per un Magnus ancora provato dai dieci anni passati a ritmi altissimi a disegnare per la Corno. Emerge già da queste tavole – come anche nel racconto autoconclusivo “vendetta macumba” – una volontà di curare maggiormente il dettaglio – di dotare le tavole di atmosfere più complesse – di diversificare maggiormente le espressioni dei personaggi -  abbandonando, almeno in parte, l’abbondanza di primi piani e l’uso pervasivo del nero che necessariamente avevano caratterizzato la sua produzione seriale (che peraltro a quasi 50 anni di distanza non perde un grammo di fascino).  In questi 6 albetti il protagonista vaga per diversi luoghi – da Marrakech a Roma, passando per la Bretagna, Haiti e il Libano – senza uno scopo particolare, cercando di sbarcare il lunario e, soprattutto, di sfuggire ad un passato che non viene mai esplicitato del tutto ma che in sostanza lo ha visto militare nella legione straniera e lavorare come mercenario – assistendo, o forse compiendo in prima persona, a cose orribili.  La cosa che tuttora colpisce di queste storie – tralasciando la mesta e malinconica caratterizzazione del personaggio e la “casualità” perfettamente credibile con cui si innescano le trame – sta’ nella loro natura ibrida, nella loro natura incerta tra exploitation ed ambizioni autoriali, nel non lesinare sesso e violenza fornendo tuttavia spaccati sociali in grado di apparire tuttora attuali e improntati al disincanto. L’esempio magistrale in tal senso (e, a parer mio, il vertice dell’intera prima serie) è costituito dalla storia in 2 parti “largo delle tre api” e “morte a Roma”, in cui il nostro unknow si trova a fare l’autista ma  è anche, in virtù dl suo passato ,al centro di un complotto per assassinare uno scomodo prelato sudamericano in trasferta nell’urbe, sullo sfondo di trame neofasciste, violenza urbana e lussuria. Uno spaccato desolante del clima dell’epoca osservato da un soggetto che viene descritto a metà tra il protagonista e il testimone – sorta di “moralista amorale” come tanta letteratura hard-boiled ci insegna – proletario dell’intrigo internazionale e della guerriglia che forse – in fin dei conti – è un lavoro come un altro[ come l’attuale tendenza alla privatizzazione delle guerre ( o missioni di pace che siano) pare confermarci – ma forse è sempre stato così]. È proprio in “largo delle tre api” che – detto en passant – assistiamo al primo membro maschile mostrato in un fumetto italiano (di passere se ne erano già viste, certo)  - il che, a pensarci bene, è paradossale: vista la mole di albetti porno (o almeno così si tendeva a definirli) che lo stesso Barbieri editava all’epoca, per tacere dei suoi concorrenti ,il primo cazzo lo si vede in un fumetto non porno e nemmeno sexy. Semplicemente alcune scene di sesso vengono raccontate nel modo più realista possibile senza che – attorno  ad esse – debba svilupparsi tutto il racconto. Qualcosa di simile a quanto accade – per esempio – in “From hell” di Alan Moore ed Eddie Campbell o in film come “Antichrist” di Lars Von Trier. 


Al termine del sesto albo “Vacanze a Zahlè” lo sconosciuto si becca una pallottola e sembra morto – il suo pensiero va alla ragazza incontrata a Marrakech – pericolosa e doppiogiochista ma anche illusoria parentesi di dolcezza. “La fata dell’improvviso risveglio” è il breve episodio della “resurrezione”, in cui si narra della difficile operazione che ha consentito ad unknow di essere ancora vivo (non a caso presso la clinica “Maria adolescente” di Nazareth). Gli ultimi 2 episodi (originariamente pubblicati a puntate sulla rivista “Orient express”) vedono un ruolo più defilato del titolare della serie per sposare una narrazione più corale ed intrighi spionistici piuttosto complessi ma mai esplicitati nei dettagli, quasi che in fondo non fossero poi così importanti – mentre fondamentali sono le caratterizzazioni dei personaggi e il loro interagire. In particolare rimane scolpito nella memoria “L’uomo che uccise Ernesto Che Guevara” – vero e proprio romanzo a fumetti, incentrato sulla figura del “lugubre” ,ex medico e cocainomane all’ultimo stadio, responsabile materiale della morte del celebre rivoluzionario argentino, che compirà un ultimo e disperato tentativo di ritrovare una dignità e riconciliarsi con la vita e il suo passato. La narrazione è inframezzata dai passi del diario del Che in Bolivia e vede unknow impegnato in un doppio gioco assai pericoloso ma che – inaspettatamente – si risolverà per lui in modo positivo – o almeno gli consentirà di salvare la pelle e guadagnarsi un bel gruzzoletto.
Graficamente Magnus non rinuncia certo al nero che lo ha reso celebre ma si dimostra via via sempre più eclettico e documentato dando corpo ad una sua personalissima “linea chiara” (o linea scura ?) in tavole elegantissime, plastiche, dal sapore neoclassico. Uno stile che ricorre – certo con variazioni – anche in altre opere più o meno coeve come “I briganti”, ”Necron” o “le 110 pillole” e che, nel tempo lascerà posto all’amore certosino per il dettaglio del Magnus più “appenninico” e “ zen” che caratterizzerà “Le femmine incantate” e “la valle del terrore” – due veri e propri testamenti spirituali, perfette fusioni di “alto” e “basso”, atti d’amore per il fumetto e – a ben vedere - per l’umanità intera.  


                            intervista a magnus (stralcio) a video music 

il libro "Lo sconosciuto - edizione integrale" è pubblicato da Rizzoli-Lizard,ha 420 pagine e costa 25 euri.

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