Elenco blog personale

martedì 22 marzo 2016

Consuntivi 2015 / Musica (2)

5) BUILT TO SPILL - UNTETHERED MOON (Warner)






Può essere un piacere lasciarsi sorprendere da qualcosa da cui non ti aspetti sorprese, anzi , da un qualcosa che non ha alcuna intenzione di sorprendere. I Built to Spill di Dough Martsch e soci suonano ormai dal 1992, vengono spesso etichettati come gruppo indie ma incidono su major (Warner, mica pizza e fichi) da parecchio e - cosa abbastanza insolita - continuano a farlo. Hanno qualcosa di Neil Young - via Dinosaur jr. - e di parecchie band sixties , anche use a frequentare la psichedelia più suadente. Se non sono esplosi - se non sono diventati i nuovi Nirvana o i nuovi R.E.M. finora, non lo diventeranno più. Rimarrano un culto per pochi, capaci di incantare con un pugno di canzoni splendide, che magari ai più diranno poco. Ma in effetti, come mai non siano diventati i nuovi R.E.M. per me è un mistero.

                                                         Built to Spill - On the Way

4) SUFJAN STEVENS - CARRIE & LOWELL  (Asthmatic Kitty)





Non conosco bene - lo ammetto - il resto della tanto lodata discografia di Sufjan Stevens. Basta poco, tuttavia, per intuire che qui l'ecclettico songwriter si addentra in un territorio diverso dalle sue poliedriche escursioni a carattere - scusate il termine - psicogeografico. Siamo in pieno cantautorato intimista ed emerge subito che si raccontano pezzi di storia dell'autore senza girarci troppo attorno, si parla di morte e, per logico corollario anche, e soprattutto, di vita. Le canzoni funzionano già bene ad un primo ascolto e riescono a portarci in un territorio in cui l'apparente semplicità lascia subito il posto a qualcosa di ben più profondo, l'unico modo forse per raccontare i recessi dell'anima senza infingimenti. Ci troviamo possibili riferimenti agli Eels (specie quelli di 'Electro shock blues') ma anche a grandissimi quali Bonnie Prince Billy e -perchè no - Leonar Cohen. Gente in grado di fare tantissimo con poco. Se ne esce con la sensazione di un atto d'amore, per la vita in primis. 

                                                       Sufjan Stevens - Should have known Better   


3) DIMARTINO – UN PAESE CI VUOLE (Picicca) 




 " Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Parte da Cesare Pavese e giunge a un delicato affresco di prezioso artigianato pop il terzo album a nome Dimartino. Già le ospitate di Francesco Bianconi e Cristina Donà sanno rivelare da che parti ci muoviamo, il cantautore siciliano descrive - per tramite di canzoni tanto ricercate quanto immediate - quella perfetta sensazione che sembra legarci ai luoghi che amiamo di più, quel desiderio di andarsene quando ci sei e di tornare quando sei lontano. Fuori dal tempo eppure decisamente attuale. 

                                                          Dimartino - Le Montagne


2) ARGY AND MAMA – DOMINONATION (Bpitch control)

Non so se è un desiderio che sentivo solo io ma questo disco mi riconcilia con la musica house: non che non escano belle cose, ma avevo voglia di un qualcosa che reggesse davvero per un intero album come succedeva quand'ero ggiovane. Anzi dirò di più: se parliamo di deep house quest'album ha il pregio di ridare nuova nobiltà al concetto intero - non più infinite tiritere buone al massimo da sottofondo , ma canzoni dallo smagliante senso pop e iniettate di soul, roba che ti fa venir voglia di muoverti sul serio, di quei pezzi che non ti cambiano la vita ma la giornata magari si. Per la cronaca Argy è greco ma vive a Londra, la vocalist Mama si chiama in realtà Simone Olayemi Adefikayo Ogunbunmi è di Londra ma vive a Berlino e proprio a Berlino ha preso forma questa collaborazione.

                                                           Argy & Mama - Whoami?

1) JIM O'ROURKE - SIMPLE SONGS (Drag city)






Un disco del genere potrebbe anche essere equivocato e forse lo faccio anch'io. All'apparenza O'Rourke ritorna a spaciugare col pop come ha già fatto altre volte in passato da solo (il caso più noto è l'album 'Eureka') o in compagnia (penso soprattutto alle collaborazioni con i Wilco) ed in effetti di questo si tratta. Solo che io ci avverto anche qualcosa di diverso, il problema forse è solo mio ma all'ascolto mi è sembrato come se la canzoni (sempre belle, anche molto belle) fossero - per così dire - registrate 'da lontano', quasi come se fossi andato ad ascoltarle in un'altra stanza, magari vicina ma in definitiva irraggiungibile. Si fosse intitolato 'Music from another room' avrebbe reso meglio il concetto, ma - in definitva - la mia impressione è che ci troviamo davanti ad un perfetto disco ambient laddove il paesaggio preso a riferimento è il pop rock (anche abbastanza mainstream, a volte) degli anni '60 e (specialmente) '70 da intendersi non solo come musica in quanto tale ma proprio come atto dell'ascolto. Ok, deliri a parte le influenze sono le solite (Van Dyke Parks, Brian Wilson) ma anche - e perchè no - Eagles, Supertramp, Elton John. Il tutto strappa un malinconico sorriso, come le foto sbiadite di quando eravate piccini e la luce era così diversa da oggi.
Altrimenti sono 8 belle canzoni e la semplicità è la cosa più difficile da ottenere.

                                                             Jim O'Rourke - Last Year


p.s.
Potevano anche esserci:
BRIAN WILSON - NO PIER PRESSURE/ THE SONICS - THIS IS THE SONICS/IKUE MORI - IN LIGHT OF SHADOWS/ BIANCO - GUARDARE PER ARIA/ BLUR - THE MAGIC WHIP/ CARL CRAIG & GREEN VELVET - UNITY / BEACH HOUSE - DEPRESSION CHERRY (ma solo sulla fiducia che non l'ho ancora ascoltato).


 

Nessun commento:

Posta un commento