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mercoledì 24 febbraio 2016

Consuntivi 2015/ Cinema (2)

5) LEVIATHAN - Andrei Zvyagintsev 






Alcuni anni dopo 'Il Ritorno', Zvyagintsev se ne esce con un film ancora migliore (e il fatto che non abbia vinto premi così importanti come il precedente non vuol davvero dire niente). Leviathan ha il sapore del racconto biblico, filtrato però da una sensibilità che di religioso ha ben poco - soprattutto se la religione si esprime tramite l'istituzione della chiesa. Kolia vive nella Russia del nord, il sindaco è seriamente intenzionato ad espropriagli la terra dove sorge la sua casa. Poco importa che il sindaco sia corrotto, perchè la corruzione è ovunque, ogni potere ne è infetto - quelli terreni - esecutivo, legislativo, giudiziario e quello religioso a dare manforte e a suggellare il tutto. L'amico avvocato che viene da Mosca per aiutare Kolia, con una causa legale, potrà fare ben poco (e in verità riuscirà a peggiorare la situazione). Non c'è redenzione - l'unica ricompensa del tanto aver sofferto pare essere l'oblio. Un film da consigliare ai tanti fascistelli fan di Putin che paiono ammorbare i nostri tempi asfittici. 

4) THE LOBSTER - Yorgos Lanthimos

In quale animale vorresti reincarnarti ? Magari non un'aragosta - ma poi perchè no? Sceglie a caso l'afflitto protagonista di questa distopica pellicola - o meglio: le motivazioni ci sarebbero anche ma bastano pochi secondi a smontarle - una scelta originale, certo, ma una scelta del cazzo in definitiva. Ma esistono scelte giuste? O c'è solo una rosa di scelte tutte altrettanto sbagliate? Lanthimos sembra propendere per quest'ultima ipotesi. Descrive una società nella quale chi si ritrova single è tenuto a trovare - entro un certo tempo - un'anima gemella (e per farlo viene 'ricoverato' in appositi istituti) pena la reincarnazione in un animale a propria scelta. Il protagonista del film (interpretato da un dolente Colin Farrell) infatti gira sempre con un cane che altri non è che suo fratello. Chi non riuscisse nell'intento di 'fidanzarsi' potrebbe scappare ed unirsi ad una sorta di resistenza single nella quale però ogni rapporto sentimentale è vietato. La metafora è fin troppo scoperta, la libertà necessaria ai sentimenti per germogliare davvero è l'unica cosa che ci è vietata in una società che ci vuole felici (per forza/per finta). Il tutto funziona (ogni tanto persino diverte - ma si tratta di humor nero) ed ha il sapore amore della fantascienza d'altri tempi: quella che parlandoci del futuro ci mostrava come eravamo già

3) THE BABADOOK - Jennifer Kent





Samuel ha 6 anni, Amelia - sua madre - è vedova: suo marito morì in un incidente accompagnandola all'ospedale proprio per la nascita di Samuel. Samuel vede i mostri: niente di male, apparentemente, è solo un bambino più fantasioso e sensibile di tanti altri. Naturalmente dietro la facciata di comprensione Amelia si trova spesso sola e non ha davvero nessuno a cui chiedere aiuto quando non ce la fa più. Come se non bastasse uno dei mostri di cui suo figlio insiste a parlare ha la brutta pensata di esistere davvero e di perseguitarla. Ma esiste davvero o è il frutto della mente della stessa Amelia, per la quale una semplice situazione di stress si sta lentamente trasformando in qualcosa di peggio?
Babadook ha il pregio di rimanere nell'ambiguità ed il pregio ancor più grosso di suscitare nello spettatore una sensazione di forte disagio che perdura a lungo. In fondo si parla di istinto omicida per i propri figli - una cosa tanto enorme quanto in definitiva 'normale'. Jennifer Kent ha avuto il merito di affrontare il rimosso - o per dirla in altri termini di 'guardare nell'abisso'. E il merito ancor più grande di farlo con un film horror - che rimane tale dall'inizio alla fine.

2) MAD MAX: FURY ROAD - George Miller




Un ritorno a questi livelli immagino non se lo aspettasse proprio nessuno. Mad Max è indubbiamente il precursore di tutto o quasi il cinema (ma anche il fumetto - si pensi a Ken il Guerriero - uno dei suoi figli più noti) post-apocalittico; quindi si, aveva tutti i diritti di tornare a dire la propria - ma porca puttana questo film spacca - dall'inizio alla fine. E non ci sono altri modi per dirlo, credo. La trama vede - in breve - il racconto di come l'imperatrice Furiosa (una grande Charlize Theron) si ribelli al despota Immortan Joe, decidendo di rapire un gruppo di sue future concubine per portarle in un luogo lontano - dove poter avere la speranza di una vita diversa rispetto a quella che sarebbe stata loro riservata nella 'cittadella' - luogo in cui le persone non esistono come individui ma -
fondamentalmente -   solo come ingranaggi per il mantenimento di un'oligarchia. Inutile dire che Max (qui interpretato da Tom Hardy - ormai uno dei più grandi attori contemporanei) si troverà a spalleggiare il gruppo di donne (a cui si unisce - controvoglia - un giovane militare) in questa fuga disperata. Un western del futuro, pieno di trovate splendide e appassionante come pochi altri action movies. Imprescindibile.

1) SICARIO - Denis Villeneuve




Kate (Emily Blunt) è un'agente del FBI, viene arruolata dalla CIA per scortare alcuni narcotrafficanti dal Messico agli USA. Nel corso dell'operazione avrà modo di scoprire fatti sui metodi usati che la faranno seriamente dubitare del suo ruolo, mentre emergerà con sempre maggiore chiarezza la posizione di Alejandro (Benicio Del Toro) - apparentemente una sorta di 'guida' o di 'persona informata sui fatti' ma in realtà molto di più. Alejandro diviene quasi un emblema vivente del modo in cui davvero vengono combattute le guerre della contemporaneità - di quanto sia enorme il confine tra il reale e il mostrabile - ma anche di quanto ancora il vissuto personale motivi scelte che riverberano sul collettivo. Kate si renderà ben presto conto di essere solo una pedina ad esclusivi scopi burocratici ma sceglierà di non voltare lo sguardo - almeno fino in fondo, fin quando sarà in qualche modo obbligata a farlo. Un film durissimo che sceglie la strada di mostrare quanto spesso è taciuto o solo intuito: già dai tempi de 'La donna che canta' Villeneuve aveva capito che la guerra è già tra noi e l'11 settembre è un po' tutti i giorni - qui formalizza le sue intuizioni con un film quasi perfetto. Ma necessario, soprattutto.    


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