10) APHEX TWIN - SYRO (warp)
Il ritorno di Richard D. James non poteva certo passare sotto silenzio. Le possibilità mi sembravano (prima dell'ascolto) essenzialmente due: un album rivoluzionario anche se magari non ad impatto immediato oppure una mera riproposizione di standard da parte di uno che la sua parte l'ha già fatta abbondantemente. Ovviamente non è vera nè l'una nè l'altra. Rivoluzionari forse lo si può essere solo una volta nella vita ma è anche vero che se Aphex ritorna alla forma album - per la prima volta dal 2001 - un pò di ideuzze interessanti le ha. Insomma - per intenderci - se una cosa così l'avesse pubblicata un esordiente si potrebbe anche parlare di un mezzo capolavoro. L'ha pubblicata Aphex Twin e davvero non è solo un album dei ricordi.
9) ZEN CIRCUS - CANZONI CONTRO LA NATURA (la tempesta)
Al terzo album nell'italico idioma e dopo il riuscitissimo esordio solista di Appino ('Il Testamento')
gli Zen Circus ci regalano quella che è forse la loro miglior riuscita. Una lucida visione dall'animo talora sguaitamente punk talora vicina al cantautorato meno boccalone (e gli spiriti di De Andrè o di Piero Ciampi si sentono eccome) della società odierna, vista sempre con disicanto e forse con disperazione, ma sempre con corrosiva ironia - che sarà anche l'arma degli sconfitti ma perlomeno aiuta a non impazzire. E comunque 'Viva' è la miglior canzone italiana del 2014.
8) MARISSA NADLER - JULY (sacred bones)
Marissa conferma con quest'album tutto il suo talento e si pone come una tra le più raffiante esponenti del cantautorato folk contemporaneo. Senza particolari slanci avant ma in grado di scrivere (e cantare - con una voce meravigliosa) pezzi che sanno insinuarsi sotto pelle poco a poco, trame oscure ma in grado di donarsi in aperture melodiche sorprendenti che potrebbero ricordare Leonard Cohen (il paragone non è mio ma è calzante). Come sempre accade col folk della miglior fatta ci si trova innanzi a canzoni che sembrano già sentite mille volte ma che - a poco a poco - si rivelano diverse da tutto il resto. Questione di sfumature, come la differenza tra gioia e disperazione, a ben guardare.
7) REIGNING SOUND - SHATTERED (merge)
Greg Cartwright - dopo la reunion degli Oblivians - ritorna con un nuovo album con la gloriosa sigla Reigning Sound. Le cose sono cambiate solo in parte, perchè è chiaro che siamo e sempre saremo dalle parti del garage e del rock'n'roll di natura solidamente sixties. Tuttavia qui il buon Greg si immerge anima e corpo nelle calde acque del soul (sudista, in particolare) uscendone con un album di canzoni semplicemente bellissime. Un atto d'amore per la musica che la musica stessa ricambia in pieno. Un disco che s'ascolta d'un fiato con un commosso sorriso stampato sulla faccia. Grazie.
6) PONTIAK - INNOCENCE (thrill jockey)
Se pensate che argomenti quali psichedelia e stoner siano inesorabilmente legati alla nostalgia del passato i Pontiak potrebbero anche farvi cambiare idea. Non che il trio americano non riservi la sua (sacrosanta) devozione alla musica dei bei tempi che furono, tuttavia non c'è traccia di passatismo nelle loro composizioni. Si passa dalla furia hard psych a ballate più morbide - tutte però col dono di traslare una musica in apparenza passata nella confusione di quest'epoca. A ben vedere è proprio grazie ad un 'passatismo comparato' come quello dei Pontiak che il rock potrebbe riacquisire centralità nel composito universo del pop contemporaneo.
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