Elenco blog personale

giovedì 19 marzo 2015

Consuntivi 2014 - Musica (2)

5) VASHTI BUNYAN - HEARTLEAP (fatcat)

La riscoperta - avvenuta sostanzialmente grazie a Devendra Banhart - della folksinger Vashti Bunyan, da sempre dedita ad una vita nomade e - semplificando - hippie arriva a fruttare il secondo album della 'nuova fase' , dopo il 'Lookaftering' di nove anni fa. E va subito affermato con forza che l'incanto si ripete in pieno. Piace pensare a queste canzoni come piccole storie da sussurrare alla luce della luna, accompagnate dalla strumentazione il più semplice possibile, perle di saggezza e serenità che rasserenano gli adulti e donano bei sogni ai bambini. Il tutto sorretto dalla splendida voce da fata dei boschi di Vashti.

                                                        Vashti Bunyan - Gunpowder

4) NENEH CHERRY - BLANK PROJECT (smalltown supersound)

Il ritorno di Neneh Cherry con un album interamente suo è già di per se una notizia piuttosto inattesa, ma anche gradita visto l'esito davvero all'altezza delle aspettative. Dal 1996, anno in cui usciva 'Man', avevamo avuto veramente poche notizie (salvo l'album 'Neneh Cherry and the thing' progetto jazz di Mats Gustafson) e fa dunque veramente piacere notare che 'Blank Project' sia un lavoro con l'ispirazione dei tempi migliori. La ricetta varia di poco, aggirandosi come già in passato, dalle vie del soul condito con elettronica ed hip hop, ma ancora una volta sono le canzoni a fare la differenza, capaci di stupirti a poco a poco, ammaliandoti proprio quando stai per dire che ti aspettavi di meglio.

                                                              Neneh Cherry - 422

3) ANDY STOTT - FAITH IN STRANGERS (modern love)

Andy Stott torna dopo due anni dall'acclamato 'Luxury problems' e il fatto che questo 'Faith in strangers' non campeggi in tutte le playlist di chi è interessato a questo tipo di suoni dipende solo dalla fama del suo ingombrante predecessore. Stott in questo album approfondisce l'aspetto ambient delle sue composizioni , non disdegnado tuttavia di riecheggiare qua e la elementi dubstep e finanche industrial. Il risultato è un affresco di malinconia contemporanea con pochi eguali e condito da soluzioni sonore ancora in grado di sorprendere. Se ne esce pensando che solo la creatività potrà salvarci.

                                                              Andy Stott - Missing

2) FKA TWIGS - LP 1 (young turks)

FKA Twigs (a.k.a. Tahliah Barnett) è un personaggio sfuggente ed ambiguo. Le sue canzoni contengono sempre un alone di mistero ma sono come una droga da cui è difficile staccarsi. La sua ricetta - almeno sulla carta - è semplice prendere il soul (o nu-soul fate voi) e renderlo tutt'uno con pulsioni elettroniche autentiche e davvero 'sentite' - in prevalenza dubstep, ma non solo. La differenza con un ibrido mal  riuscito sta nel fatto che Twigs le sue canzoni le pensa proprio così - non abbiamo pezzi elettronici con una bella voce schiaffata sopra ne pezzi soul 'modernizzati' da producer a la page. Ci racconta stralci della sua verità e non si riesce a smettere di ascoltarla.

                                                       FKA Twigs - Two Weeks

1) SCOTT WALKER & SUNN 0))) - SOUSED (4ad)






Non ci sarebbe molto da dire, se non per sottolineare il fatto che le collaborazioni per Scott Walker sono un evento raro e che il suo ultimo album risale a soli due anni fa (di solito ha tempi molto più lunghi). L'incontro con i Sunn 0))) ha una sua logica, le composizioni qui presenti - tutte piuttosto lunghe - riescono a dare un corpo decisamente materico ai misticismi allucinanti della band di O'Malley che qui assume una comunicativa persino 'pop' (le virgolette sono d'obbligo - sempre di noise si tratta  - rispetto al solito però un tantino più rumoroso e meno mantrico). Walker prosegue nel delineare l'incubo contemporaneo e l'apocalisse del presente. E la sua voce ieratica , da muezzin post glam ci conduce in luoghi da incubo, avvertendoci della necessità della visita. Un lavoro pervaso da ironia perversa, oggetto alieno e mostruoso - nel senso etimologico del termine.

                                                    Scott Walker & Sunn 0))) - Bull



giovedì 12 marzo 2015

Consuntivi 2014 - Musica (1)

Ok, voglio essere originale a tutti i costi. La mia playlist dei dischi del 2014 la pubblico a marzo 2015. Ma che importa - è solo un mero esercizio di memoria dopotutto (anche se - a dire il vero - ho preso appunti).

10) APHEX TWIN - SYRO (warp)






Il ritorno di Richard D. James non poteva certo passare sotto silenzio. Le possibilità mi sembravano (prima dell'ascolto) essenzialmente due: un album rivoluzionario anche se magari non ad impatto immediato oppure una mera riproposizione di standard da parte di uno che la sua parte l'ha già fatta abbondantemente. Ovviamente non è vera nè l'una nè l'altra. Rivoluzionari forse lo si può essere solo una volta nella vita ma è anche vero che se Aphex ritorna alla forma album - per la prima volta dal 2001 - un pò di ideuzze interessanti le ha. Insomma - per intenderci - se una cosa così l'avesse pubblicata un esordiente si potrebbe anche parlare di un mezzo capolavoro. L'ha pubblicata Aphex Twin e davvero non è solo un album dei ricordi.

                                  Aphex Twin - syro u473t8+e [141.98][piezoluminescence mix]

9) ZEN CIRCUS - CANZONI CONTRO LA NATURA (la tempesta)

Al terzo album nell'italico idioma e dopo il riuscitissimo esordio solista di Appino ('Il Testamento')
gli Zen Circus ci regalano quella che è forse la loro miglior riuscita. Una lucida visione dall'animo talora sguaitamente punk talora vicina al cantautorato meno boccalone (e gli spiriti di De Andrè o di Piero Ciampi si sentono eccome) della società odierna, vista sempre con disicanto e forse con disperazione, ma sempre con corrosiva ironia - che sarà anche l'arma degli sconfitti ma perlomeno aiuta a non impazzire. E comunque 'Viva' è la miglior canzone italiana del 2014.

                                                                   Zen Circus - Viva

8) MARISSA NADLER - JULY (sacred bones)

Marissa conferma con quest'album tutto il suo talento e si pone come una tra le più raffiante esponenti del cantautorato folk contemporaneo. Senza particolari slanci avant ma in grado di scrivere (e cantare - con una voce meravigliosa) pezzi che sanno insinuarsi sotto pelle poco a poco, trame oscure ma in grado di donarsi in aperture melodiche sorprendenti che potrebbero ricordare Leonard Cohen (il paragone non è mio ma è calzante). Come sempre accade col folk della miglior fatta ci si trova innanzi a canzoni che sembrano già sentite mille volte ma che - a poco a poco - si rivelano diverse da tutto il resto. Questione di sfumature, come la differenza tra gioia e disperazione, a ben guardare.

                                                  Marissa Nadler - I've got your name

7) REIGNING SOUND - SHATTERED (merge)

Greg Cartwright - dopo la reunion degli Oblivians - ritorna con un nuovo album con la gloriosa sigla Reigning Sound. Le cose sono cambiate solo in parte, perchè è chiaro che siamo e sempre saremo dalle parti del garage e del rock'n'roll di natura solidamente sixties. Tuttavia qui il buon Greg si immerge anima e corpo nelle calde acque del soul (sudista, in particolare) uscendone con un album di canzoni semplicemente bellissime. Un atto d'amore per la musica che la musica stessa ricambia in pieno. Un disco che s'ascolta d'un fiato con un commosso sorriso stampato sulla faccia. Grazie.

                                                      Reigning Sound - You did wrong

6) PONTIAK - INNOCENCE (thrill jockey)

Se pensate che argomenti quali psichedelia e stoner siano inesorabilmente legati alla nostalgia del passato i Pontiak potrebbero anche farvi cambiare idea. Non che il trio americano non riservi la sua (sacrosanta) devozione alla musica dei bei tempi che furono, tuttavia non c'è traccia di passatismo nelle loro composizioni. Si passa dalla furia hard psych a ballate più morbide -  tutte però col dono di traslare una musica in apparenza passata nella confusione di quest'epoca. A ben vedere è proprio grazie ad un 'passatismo comparato' come quello dei Pontiak che il rock potrebbe riacquisire centralità nel composito universo del pop contemporaneo.

                                                                       Pontiak - Ghosts