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martedì 27 gennaio 2015

Consuntivi 2014 - Cinema (1)

Con deplorevole ritardo mi accingo a compilare la mia classifica di fine anno. Mi rendo conto che siamo già verso la fine del primo mese del 2015 e che - se da un lato l'idea di elaborare la playlist in gennaio -  anziché in dicembre come fanno tutti - continua a sembrarmi buona, dall'altro l'ho veramente tirata per le lunghe. Ma andiamo ad iniziare senza indugio ricordando semplicemente alcune regole basiche a cui mi sono attenuto: ho inserito solo film e musiche che effettivamente ho visto e ascoltato ed ho tenuto come riferimento temporale (questo vale in particolare per i film) la data di uscita italiana (quindi può capitare che in classifica ci sia un film che nel paese d'origine è uscito nel 2013, se da noi è uscito l'anno dopo).

10) I GUARDIANI DELLA GALASSIA - James Gunn


Da uno dei fumetti di supereroi più divertenti e cool degli ultimi anni (parlo in particolare della serie nuova scritta da Brian Micheal Bendis e disegnata - tra gli altri - dall'italianissima e bravissima Sara Pichelli) è scaturito uno dei marvel movie più belli di sempre (ha davvero pochi rivali: direi solo Avengers e Spider man 2 - quello di Raimi, of course). James Gunn è un regista dai nobili trascorsi Troma e via via si andava avvicinando a produzioni più mainstream, ma qui fa davvero il grande salto rischiando di diventare il nuovo Peter Jackson (ma i guardiani sono mille volte meglio di qualsiasi hobbit).
Il film è divertente dall'inizio alla fine, restituisce quel sense of wonder tipico della SF spettacolare stile Star Wars senza essere scopiazzone. Ha dei personaggi memorabili (tutti - ma chiaramente Groot l'uomo albero e Rocket il procione spaziale rimangono particolarmente impressi) e ci fa sognare ad occhi aperti. Al termine della proiezione c'erano dei ragazzini che applaudivano e anche questa è una piccola emozione.

9) 12 ANNI SCHIAVO - Steve McQueen

Non fatevi ingannare dagli oscar vinti e dalla puzza di buonismo che c'è intorno. Badate alla sostanza. Steve McQueen continua a seguire le sue ossessioni corporali e lo fa mostrandoci qualcosa che tanto ci sembra lontano da non capire quanto sia invece mostruosamente vicino - quanto sia ancora sempre possibile. L'odissea del libero cittadino ingannato e ceduto come schiavo ad un ricco proprietario terriero ci appare da un lato certamente come un viaggio all'inferno , dall'altro ci da un esempio di come la banalità del male di cui tanto si parla sia una scintilla che davvero ha buon gioco a scattare in ogni momento. In mezzo a tutto ciò il corpo umano: umiliato, offeso, martoriato, torturato, sfruttato all'estremo. E gli ideali: l'utopia come unico riscatto perseguibile. Qui con la libertà (ma solo di uno - contro tutti gli altri ancora schiavi) altrove (Shame) con l'estremo sacrificio.

8) LOCKE - Steven Knight

Un altro film dal senso estremamente morale. E sono forse i tempi a dettarcene la necessità.
Un uomo dentro la sua macchina (evidente simbolismo, l'ambientare dentro l'abitacolo tutta la pellicola) fa i conti con se stesso e rimette in discussione la sua vita. Mesi prima gli è capitato di fare sesso occasionale con una sua collega - ora lei è incinta e sta per partorire. Il protagonista (un magistrale Tom Hardy - unico attore del film presente fisicamente) decide di essere presente alla nascita anche se l'indomani un lavoro molto importante lo attenderebbe, anche se questo significa confessare tutto a sua moglie e ai suoi figli, anche se - in fin dei conti - la futura mamma è poco più che una sconosciuta. Mette in gioco tutto ma non arretra - dirige i lavori per telefono ben sapendo che i vertici della multinazionale per cui lavora lo faranno fuori. E la sua cavalcata verso l'ospedale assume il senso metafisico della lotta titanica dell'eroe. Un film di sentimenti e filosofia che diviene - inevitabilmente - politico.

7) ANIME NERE - Francesco Munzi


Finalmente posso inserire un film italiano e senza sentirmi in colpa. Anime nere è un noir con i controcoglioni, uno spaccato sulla realtà criminale del nostro paese (lo sapete che la 'ndrangheta è piuttosto ramificata vero?) che è anche un atipico prodotto di genere. E proprio in questo non aver paura di sporcarsi le mani sta il segreto della sua riuscita. Non un banale film a tesi che pretendondosi autoriale finisce per essere poco meglio che una fiction mediaset, bensì un solido racconto messo in scena con personalità e con profondità di visione divenendo così 'd'autore' sul serio e non per una sorta di autocertificazione. I paragoni con 'Fratelli' di Abel Ferrara si sono sprecati e sono anche pertinenti. Il finale poi è di quelli che non si dimenticano tanto facilmente ed ha le movenze dolenti ed efferate del miglior noir coreano.

6) MAPS TO THE STARS - David Cronemberg





Dopo qualche film non perfettamente a fuoco ('A dangerous method' per quanto interessante appariva mosciarello - 'Cosmopolis' si perdeva e si avvitava in se stesso pur avendo un suo perché) Cronemberg ritorna qui ai massimi livelli narrando una complessa vicenda che mescola divismo adolescenziale, ossessione per la giovinezza e vari livelli d'incesto. Le fiamme del passato sono distruzione pura come la verità nel presente. Hollywood ( a cui Cronemberg è sempre stato lontano - in parte per caso ma certamente anche per scelta) è una serie concentrica di inganni che coprono altri inganni. Tutto è risaputo e forse persino voluto. La verità non può che essere disturbante e passare lungo la via della malattia mentale e del fuoco. Alla fine ne esce un film 'spazioso' (come pare inevitabile parlando di Hollywood) e - se non proprio ottimista - perlomeno romantico. In un certo senso. 




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