Elenco blog personale

giovedì 29 gennaio 2015

Consuntivi 2014 - Cinema (2)

5) A PROPOSITO DI DAVIS - Joel e Ethan Coen

Basterebbe l'atmosfera del Greenwich Village descritta in modo tanto invernale ed atipico per far amare un film del genere. La cosa migliore dei fratelli Coen da un po' di anni a questa parte (d'accordo: ci sono stati 'Non è un paese per vecchi', 'Il grinta' e l'affine 'A serious man' - tutti bellissimi ma nessuno è al livello di Davis. Mi Credete ? In fondo in fondo è solo questione di sfumature ed inclinazioni personali). Un continuo sfiorare la grande fortuna ed imbattersi invece nella grande sfiga - circondati sempre e comunque da personaggi troppo assurdi per (non) essere veri. Un film che rimane nel cuore, che diventa immediatamente un classico. Certo se siete amanti del folk anni '60 (e non del solo Dylan) lo appezzerete di più.

4) MOMMY - Xavier Dolan

Si è detto a proposito di Xavier Dolan che è uno dei registi più liberi in circolazione. Ed è proprio la libertà - totale, assoluta , necessaria - ad avere in Mommy un tentativo - possibile - di rappresentazione. A colpire è il formato quadrato dell'immagine - paratelevisivo ,ed in effetti la mera trama narrata ben potrebbe figurare in una fiction di quart'ordine, buona giusto per 'stimolare il dibattito'. Eppure l'immagine non sta ferma - assume a volte formati più ampi - anelito ad una vita piena che pare possibile, anche se solo per pochi attimi. Si presenta come un film quasi di fantascienza (fateci caso - è ambientato nel futuro) e finisce col sogno di una madre che trova solo nella fantasia e/o nell'oblio la chiave per andare avanti. Commuove e scuote nel profondo.

3) L'AMORE BUGIARDO - David Fincher

Non ho alcun problema nell'affermare che questo è il miglior film di David Fincher. Sarà che prende le mosse da un testo non banale. Sarà che fa una cosa che mi piace sempre tanto, cioè usa il genere per darci uno spaccato impietoso della nostra società ( o in altri termini usa una struttura con regole rigide per essere più libero). Sarà che colloca tutto in un America impregnata di crisi e nel farlo ci fa ben capire come la famigerata 'parola con la c' sia qualcosa che sta prima di tutto nelle nostre teste.
Il bello è che ha il coraggio di apparire misogino (anche se ricordiamo che il romanzo l'ha scritto una donna - non che una donna non possa essere misogina) e ti rendi conto che è un coraggio necessario - che senza il possibile equivoco (chè naturalmente solo i veri idioti considereranno misogino questo film) il discorso sui media e sulla violenza del politicamente corretto non sarebbe altrettanto ficcante.
Non ho detto nulla della trama e degli attori, né della splendida e livida fotografia. Scoprite tutto da soli se già non l'avete fatto.

2) NEBRASKA - Alexander Payne

Un bianco e nero che fa tanto 'alternativo' e una storia di vecchi rincoglioniti nella profonda provincia americana. Ci sono tanti cliché in 'Nebraska' ma poi lo vedi senza pregiudizi e devi ammetterlo che è un gran film. Perché forse le province si assomigliano un po' tutte e anche i vecchi rincoglioniti si assomigliano un po' tutti. E - pensandoci - anche le finte lotterie che ti promettono vincite milionarie e invece sono mezze truffe. E anche noi (non più tanto) giovani  che rapidamente passiamo da promettenti a deludenti. Ma ci riscopriamo radici profonde - una necessità di camminare in avanti. Di innamorarsi, persino. Il Nebraska o l'appenino emiliano  - non fa poi tanto differenza. Un po' come da bambini cercare il far West sul fiume dietro casa. E c'era.

1) BOYHOOD - Richard Linklater

Magari tra qualche settimana farà il pieno di oscar ed è un idea che non mi dispiace affatto. Se li merita. E pazienza se risulto poco alternativo a metterlo primo. Il fatto è che è un cazzo di capolavoro, non solo e non tanto per come è stato realizzato - tutti saprete delle riprese realizzate in 12 anni seguendo la crescita reale del protagonista - ma anche e sopratutto perchè è un film che sa spiegare  - e in maniera assolutamente empirica - il senso stesso del cinema, proprio oggi che sembra (quasi) una cosa superata. Linklater non fa certo un film duro o difficile, ma sposa un narrare truffautiano, e con la stessa disincatata dolcezza di Truffaut segue i suoi personaggi (personaggi che ama, questo proprio non lo si può negare) fino ad una di quelle mistiche scoperte che possono capitarti solo in un giorno qualunque.

martedì 27 gennaio 2015

Consuntivi 2014 - Cinema (1)

Con deplorevole ritardo mi accingo a compilare la mia classifica di fine anno. Mi rendo conto che siamo già verso la fine del primo mese del 2015 e che - se da un lato l'idea di elaborare la playlist in gennaio -  anziché in dicembre come fanno tutti - continua a sembrarmi buona, dall'altro l'ho veramente tirata per le lunghe. Ma andiamo ad iniziare senza indugio ricordando semplicemente alcune regole basiche a cui mi sono attenuto: ho inserito solo film e musiche che effettivamente ho visto e ascoltato ed ho tenuto come riferimento temporale (questo vale in particolare per i film) la data di uscita italiana (quindi può capitare che in classifica ci sia un film che nel paese d'origine è uscito nel 2013, se da noi è uscito l'anno dopo).

10) I GUARDIANI DELLA GALASSIA - James Gunn


Da uno dei fumetti di supereroi più divertenti e cool degli ultimi anni (parlo in particolare della serie nuova scritta da Brian Micheal Bendis e disegnata - tra gli altri - dall'italianissima e bravissima Sara Pichelli) è scaturito uno dei marvel movie più belli di sempre (ha davvero pochi rivali: direi solo Avengers e Spider man 2 - quello di Raimi, of course). James Gunn è un regista dai nobili trascorsi Troma e via via si andava avvicinando a produzioni più mainstream, ma qui fa davvero il grande salto rischiando di diventare il nuovo Peter Jackson (ma i guardiani sono mille volte meglio di qualsiasi hobbit).
Il film è divertente dall'inizio alla fine, restituisce quel sense of wonder tipico della SF spettacolare stile Star Wars senza essere scopiazzone. Ha dei personaggi memorabili (tutti - ma chiaramente Groot l'uomo albero e Rocket il procione spaziale rimangono particolarmente impressi) e ci fa sognare ad occhi aperti. Al termine della proiezione c'erano dei ragazzini che applaudivano e anche questa è una piccola emozione.

9) 12 ANNI SCHIAVO - Steve McQueen

Non fatevi ingannare dagli oscar vinti e dalla puzza di buonismo che c'è intorno. Badate alla sostanza. Steve McQueen continua a seguire le sue ossessioni corporali e lo fa mostrandoci qualcosa che tanto ci sembra lontano da non capire quanto sia invece mostruosamente vicino - quanto sia ancora sempre possibile. L'odissea del libero cittadino ingannato e ceduto come schiavo ad un ricco proprietario terriero ci appare da un lato certamente come un viaggio all'inferno , dall'altro ci da un esempio di come la banalità del male di cui tanto si parla sia una scintilla che davvero ha buon gioco a scattare in ogni momento. In mezzo a tutto ciò il corpo umano: umiliato, offeso, martoriato, torturato, sfruttato all'estremo. E gli ideali: l'utopia come unico riscatto perseguibile. Qui con la libertà (ma solo di uno - contro tutti gli altri ancora schiavi) altrove (Shame) con l'estremo sacrificio.

8) LOCKE - Steven Knight

Un altro film dal senso estremamente morale. E sono forse i tempi a dettarcene la necessità.
Un uomo dentro la sua macchina (evidente simbolismo, l'ambientare dentro l'abitacolo tutta la pellicola) fa i conti con se stesso e rimette in discussione la sua vita. Mesi prima gli è capitato di fare sesso occasionale con una sua collega - ora lei è incinta e sta per partorire. Il protagonista (un magistrale Tom Hardy - unico attore del film presente fisicamente) decide di essere presente alla nascita anche se l'indomani un lavoro molto importante lo attenderebbe, anche se questo significa confessare tutto a sua moglie e ai suoi figli, anche se - in fin dei conti - la futura mamma è poco più che una sconosciuta. Mette in gioco tutto ma non arretra - dirige i lavori per telefono ben sapendo che i vertici della multinazionale per cui lavora lo faranno fuori. E la sua cavalcata verso l'ospedale assume il senso metafisico della lotta titanica dell'eroe. Un film di sentimenti e filosofia che diviene - inevitabilmente - politico.

7) ANIME NERE - Francesco Munzi


Finalmente posso inserire un film italiano e senza sentirmi in colpa. Anime nere è un noir con i controcoglioni, uno spaccato sulla realtà criminale del nostro paese (lo sapete che la 'ndrangheta è piuttosto ramificata vero?) che è anche un atipico prodotto di genere. E proprio in questo non aver paura di sporcarsi le mani sta il segreto della sua riuscita. Non un banale film a tesi che pretendondosi autoriale finisce per essere poco meglio che una fiction mediaset, bensì un solido racconto messo in scena con personalità e con profondità di visione divenendo così 'd'autore' sul serio e non per una sorta di autocertificazione. I paragoni con 'Fratelli' di Abel Ferrara si sono sprecati e sono anche pertinenti. Il finale poi è di quelli che non si dimenticano tanto facilmente ed ha le movenze dolenti ed efferate del miglior noir coreano.

6) MAPS TO THE STARS - David Cronemberg





Dopo qualche film non perfettamente a fuoco ('A dangerous method' per quanto interessante appariva mosciarello - 'Cosmopolis' si perdeva e si avvitava in se stesso pur avendo un suo perché) Cronemberg ritorna qui ai massimi livelli narrando una complessa vicenda che mescola divismo adolescenziale, ossessione per la giovinezza e vari livelli d'incesto. Le fiamme del passato sono distruzione pura come la verità nel presente. Hollywood ( a cui Cronemberg è sempre stato lontano - in parte per caso ma certamente anche per scelta) è una serie concentrica di inganni che coprono altri inganni. Tutto è risaputo e forse persino voluto. La verità non può che essere disturbante e passare lungo la via della malattia mentale e del fuoco. Alla fine ne esce un film 'spazioso' (come pare inevitabile parlando di Hollywood) e - se non proprio ottimista - perlomeno romantico. In un certo senso.