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martedì 1 aprile 2014

Al confine incerto – IO E “LEI”



Non ho nessuna intenzione di parlare di “Lei” di Spike Jonze. Non voglio diffondermi in dotte dissertazioni né – meno che mai – riassumere le notiziole che tutti sanno (dalla voce di Scarlett a quella di Micaela Ramazzotti, comunque scelta lodevole quella di fare doppiare un’attrice da un’altra attrice – di solito per i cartoni animati non succede. Insomma ci è andata parecchio bene: potevano far doppiare “Her” da – chessò – Barbara D’Urso). Non scriverò nemmeno una recensione visto che poi non saprei veramente dire se il film mi è piaciuto o meno. Più che altro mi ha fatto anche incazzare e mi ha annoiato, mi ha commosso eppure non ho pensato per un solo secondo di alzarmi ed andarmene, ma poi non l’ho capito.
O, perlomeno, non l’ho capito fino in fondo. Rimangono – e rimarranno ancora, temo – parti oscure, qualcosa continua e continuerà a sfuggirmi. Veramente: è meglio così. Voglio che quel qualcosa mi sfugga e continui a farlo.
Considerazioni “a latere”: ecco cosa voglio fare. Null’altro. Ché tanto “Lei” è un film importante. Importante anche qualora non dovesse piacere. Bisogna dargli un voto? Diamogli 7 e andiamo oltre.
Intanto ho capito che la “modernità” mi spaventa: certo mi disgusta e mi fa incazzare e con tanti buoni motivi. Ma alla fine ho solo paura. Il “pre-moderno” e il “post-moderno” no: quelli sono un’altra cosa ma qui non entrano in campo. Qui è solo il moderno che entra di prepotenza nel nostro sentire – che poi “Her” è ambientato nel futuro, ma è un futuro per modo di dire – solo quel minimo di distanza che permette di guardarci meglio di fronte allo specchio (troppa vicinanza distorce, lo sapete vero?).   



Si, insomma, è solo che la gente cammina per strada e sembra che parlino da soli, ma non è così certo. Non sono loro i pazzi semmai sono io, che ancora mi stupisco. Forse ecco proprio pazzo no, semmai all’antica - o disadattato a voler esagerare. Una cosina da poco, simpatica quasi. Che poi lo so perfettamente (razionalmente) che parlano (a qualcuno? Si direbbe di sì, ma va’ a sapere) con quei cazzo di auricolari. Cosa avranno da dirsi? Nella maggior parte dei casi stronzate, ci scommetterei. Ma le dicono lo stesso. Devono farlo e devono farlo in pubblico.
È solo perché se un tizio che gira con l’Audi o la BMW e all’improvviso rispetta i limiti di velocità è chiaramente al telefono, per quanto sia più rassicurante pensare che una troia gli stia facendo un pompino. Non è così o almeno non più – e non perché non ci siano più fighetti che si fanno spompinare in macchina, magari strafatti di coca, ma semplicemente perché in quei casi non si sognerebbero neanche lontanamente di rispettare i limiti di velocità. Tutt’altro.
Oppure perché capita di vedere una ragazza appoggiata ad un muretto e pensare che una ventina di anni fa sarebbe stata una tossica o – più semplicemente – una assorta nei suoi pensieri che aveva voglia di stare per i cazzi suoi. Oggi ovviamente smanetta il telefonino. Che poi magari nemmeno deve farci qualcosa. Magari è solo una barriera protettiva, qualcosa che fai per dire al mondo: ehi, non sono uno sfigato! Sono super impegnato! Girate al largo, che non mi interessate e io non voglio interessarvi (o forse sì che vorrei – ma il vostro interessamento non lo voglio elemosinare). 



Ma – come sempre – c’è dell’altro.  Domande.
Quando Samantha (la Lei del film visto che è da lì che parto), si evolve, dov’è che va? In un luogo precluso agli umani dotati di corpo? Ma se una creazione umana (modellata sulla personalità di vari suoi programmatori) subisce una tale evoluzione da portarla in un mondo “extra-umano”, non potremmo essere anche noi “creature” di una qualche razza (superiore? O solo diversa?) che hanno innescato un’evoluzione non prevista? Ci sarà mai un (nuovo) incontro tra creatori e creature (e tra creatori dei creatori e creature delle creature)? E – se sì – dove? Forse su un piano del reale che non possiamo comprendere ma solo vagamente intuire? E poi: si può fare sesso solo a livello mentale, essendo in due ma disponendo di un corpo solo? Sono convinto che si possa – ma solo un numero limitato di volte.
Anni fa avevo iniziato a scrivere un racconto ambientato nel dopo apocalisse. Un uomo scopriva di essere il solo rimasto al mondo e di essere bloccato in una stanza con l’unica compagnia di un cubo. Una pura figura geometrica tuttavia senziente. I due finivano per innamorarsi. E – in qualche modo – coltivavano il sogno di dar vita ad una nuova razza che avrebbe ripopolato il mondo. Nell’intenzione finiva così. Con un sogno semplicemente vagheggiato. Quello che sarebbe successo dopo non ero in grado di inventarlo. Qualsiasi cosa sarebbe apparsa ridicola e limitata. Che poi l’amore fa un po’ quest’effetto. A volte si può intuire, ma capire no. Non serve, non vale la pena. Puoi solo sperare di esserci. Ed anche l’eternità è qualcosa di invero umanamente inconcepibile, intuibile forse, ma niente più.
Scusate il delirio. È che non sono abbastanza ubriaco.
Ma sia chiaro: questa non è la recensione di un film.
Non più di quanto non sia la recensione di un tramonto.   
quest'immagine non c'entra un cazzo 
                                                              Arcade fire - song of the beach
                                                                    Arcade fire - milk & honey
                                                          The teenagers - starlett johanson

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