Ecco un volume a fumetti veramente da non
perdere. Almeno per chi è anche solo minimamente interessato a due argomenti,
quali la ristampa di fumetti horror e fantastici presi dal vasto serbatoio di
short stories che l’editoria statunitense ha prodotto - specialmente tra gli
anni ’50 e i ’70 - e la ristampa dell’opera del re Kirby.
Sotto il primo aspetto direi che, perlomeno
in anni recenti, non possiamo neppure lamentarci troppo. Accanto al bel
progetto di ristampe dei classici EC comics operato con grande rispetto e
professionalità da 001 edizioni (e
l’unico appunto che mi sentirei di muovere loro è quello di andare troppo a
rilento ma, come dire, meglio poco che niente) abbiamo avuto anche i tre
volumetti che, qualche anno fa, la mai abbastanza vituperata Planeta de Agostini dedicò a “The House of Mistery” – in concomitanza
col lancio della dimenticabilissima nuova serie Vertigo – focalizzando
l’attenzione su tre grandi disegnatori che con la storica testata antologica della
DC comics avevano a varie riprese collaborato (Alex Toth, Neal Adams, Bernie
Wrightson), fornendo anche un vasto panorama di covers ed illustrazioni:
inutile dire che i volumi in questione sono caldamente raccomandati. Per ciò
che invece attiene i classici della Warren
vanno solo segnalati i tre volumoni dedicati alle classiche riviste “Creepy” ed “Eerie” [due per la prima, uno solo per la seconda] che hanno
ristampato i primi numeri delle suddette, in ordine cronologico, comprese posta
e pubblicità d’epoca, riprendendo l’edizione u.s.a. della Dark Horse. Editi rispettivamente da Planeta e Comma 22, sono
gran bei libri e possiamo rammaricarci solo che, malgrado le presumibili buone
intenzioni, non abbiano avuto seguiti. I classici horror della Marvel mi paiono, invece, un tantino
trascurati e mi riferisco, in particolare, a quello che, negli anni ’70,
l’editoriale Corno pubblicava sull’affascinante “Corriere della Paura”,
ma io consiglierei di dare un’occhiata anche al dimenticato “Frankenstein” che magari non sarà
granché ma il cui ricordo – direttamente dalle pagine ingiallite rinvenute in
chissà quale bancarella di un “Super
fumetti in film” - continua ad ossessionarmi. Fatto sta che – se escludiamo
la riedizione dei primi numeri de “La
Tomba di Dracula” e delle primi storie di “Ghost Rider” – non mi pare che la Panini abbia attinto a sufficienza al pozzo Marvel- horror.
Speriamo si rifacciano, o quantomeno si possa proseguire con Dracula, di cui
una riedizione integrale sarebbe oltremodo gradita.
Per il secondo aspetto urge solamente
sottolineare il fatto che l’opera Kirbyana dovrebbe essere sempre disponibile
per tutti quei lettori che volessero accostarvisi, per la prima o l’ennesima
volta, almeno nei suoi momenti fondamentali perché, evidentemente, nel caso di
autori di una prolificità così spiccata la completezza è cosa quanto mai ardua.
Quando parlo dei passi fondamentali della produzione del Re è chiaro che mi
riferisco a quelle opere che più delle altre hanno contribuito a coniare e costituiscono tasselli fondamentali
dell’epica e dell’immaginario contemporanei; in altre parole si tratta dei
classici Marvel in collaborazione con
Stan Lee (sugli aspetti di questa collaborazione ci sarebbe forse da discutere,
ma l’apporto di Lee non può certo essere negato e ritengo che nessuno,
perlomeno in buona fede, possa farlo) e delle saghe di cui Jack fu anche
soggettista realizzate per la DC
negli anni ’70 e poi nuovamente per la Marvel.
Il resto, per quanto splendido e storicamente rilevante, è comunque necessariamente
secondario, o meglio, diviene fondamentale per il lettore solo in un secondo
momento, cioè esattamente dopo aver terminato la lettura delle opere
fondamentali, quelle che rappresentano una delle mitopoiesi pop più brucianti
del contemporaneo. Le ristampe in questo senso si può dire che non manchino: la
collana Marvel Masterworks ha pubblicato per ora due volumi di “Capitan America”, uno di “Thor” (con altre storie reperibili in
“Marvel collection”, e il discorso vale anche per altri personaggi), quattro
dei “Fantastici Quattro”, la prima
serie di “Hulk”, a cui vanno sommati
anche vari volumi dedicati ad “Iron Man”
ed ai “Vendicatori” (ma in questi
casi l’apporto di Kirby si limita all’ideazione grafica e ai layout essendo
l’apporto di altri disegnatori, soprattutto Don Heck, assai rilevante in sede
di rifinitura). Invece nei Marvel Omnibus troviamo la ristampa integrale della
saga “Gli Eterni”, purtroppo
incompiuta, splendido viaggio supereroico e mitologico, intriso, come spesso
capitava, di elementi fanta-storici e di un infantile (ma è assolutamente un
complimento, sia chiaro) fascinazione per il lato oscuro della storia umana.
Ecco, se c’è un tratto comune di tutto il Kirby scrittore è proprio questo
profondissimo senso dello stupore e della curiosità. L’idea di una continua
scoperta, di un magico “sense of wonder”, intriso della
cultura pop dell’epoca e, per il filtro di quest’ultima, di tantissima
psichedelia. Ritroviamo sapori e sensazioni diverse nel rileggere questi
fumetti, la mente gravita tra “Star Wars” e i Quicksilver Messanger Service
(avrei potuto citare altri gruppi, ma a me sono venuti in mente loro), ma anche
verso i Kraftwerk, Giorgio Moroder e, strano a dirsi, Brian Eno. Ma ancora
verso Tangerine Dream, Blue Oyster Cult, Hawkwind, ricongiungendosi idealmente
con gli umanoidi francesi e poi con gli americani, figli ribelli eppure devoti,
di “Heavy Metal”. Ma i riferimenti potrebbero essere molti altri,
inevitabilmente soggettivi e tutti validi. Il punto è che Jack Kirby è un elemento
fondativo dell’immaginario che più ci piace e, se pensiamo agli anni ’60 e ’70
ed alla loro atmosfera (pur senza averli vissuti direttamente), pensiamo anche
ai suoi fumetti e alla meraviglia provata accostandosi a loro, allo stupore
ebete che per magia annulla le distanze tra il bambino e l’adulto, rendendoci
tutti una sorta di eterni teen ager, pronti a manifestare i nostri super
poteri: perché chi è passato da quelle pagine e ha capito, i super poteri
ce li ha davvero, magari nascosti e non troppo spettacolari ma da qualche parte
io sono convinto ci siano.
La particolarità di “Spirit World” è che si tratta – almeno per la prima parte – di un
volume, sostanzialmente, di storie inedite. Come ben illustra Mark Evanier –
già autore di un ottima biografia del re, edita anche in Italia da edizioni BD – Kirby, una volta arrivato
alla DC aveva molte idee e non tutte
trovarono uno sbocco concreto. Tra queste c’era un rilancio di quei “romance
comics” già in voga negli anni ’50 e – soprattutto – l’idea di pubblicare
riviste di grande formato che contenessero storie di vari autori ma anche
articoli su argomenti connessi. Un’idea magari non completamente inedita ma
foriera di sviluppi assai interessanti, compreso quello di dare una compiuta
espressione alla mai celata passione del re per i collage fotografici che
avevano già iniziato a far capolino in alcune delle più ispirate pagine dei
Fantastici Quattro. In particolare qui l’utilizzo di fotografie avrebbe dovuto
spingersi ancor più in là fino alla realizzazione di veri e propri “fumetti” –
chiamati proprio così, in italiano – termine col quale Kirby indicava in
sostanza i fotoromanzi. Un utilizzo innovativo ed artistico di questo mezzo che
avrebbe rappresentato dunque la cifra stilistica più peculiare delle riviste
facenti parte di questo progetto, ponendosi dunque in ipotetico ed ideale trait d’union tra “Killing” e le sperimentazioni degli anni ’80 operate in specie su “Frigidaire”. Purtroppo però le cose
sono andate diversamente: l’unico magazine che in effetti la DC mise in
cantiere fu proprio “Spirit World”,
del quale produsse un numero solo che, per un serie di disguidi tecnici, non
venne in sostanza mai distribuito rimanendo a prendere polvere nei magazzini
del distributore
Veniamo ad illustrare brevemente i
contenuti del volume che oggi recupera quel fantasmatico numero 1,
aggiungendovi peraltro alcune altre storie brevi prese da altre riviste
antologiche fanta-horror pubblicate all’epoca (si trattava di “Forbidden Tales of Dark Mansion” e “Weird Mistery Tales”). Le storie tratte
da “Spirit World” sono stampate a
mezza tinte e si distinguono abbastanza nettamente dalle altre proprio per un
uso delle foto molto più spinto: non più e non solo in chiave di collage ma
anche a sostituire a tutti gli effetti le vignette. I titoli sono, per esempio:
“Il presidente morirà”, “La casa dell’orrore”, “Nostradamus” oppure “I figli
della ruota fiammeggiante” (quest’ultima vera e proprio “fotostoria” di tre pagine deliziosamente psichedeliche). Da
segnalare anche la presenza di una paginetta di Sergio Aragones, la
collaborazione di Neal Adams alla cover e il racconto scritto “Spirito
Vendicativo”: uniche testimonianze di quella che sarebbe dovuta essere la
collaborazione di altri autori al progetto. Sono poi assai suggestivi anche gli
altri fumetti contenuti a completamento del volume, più tradizionali
graficamente ma, ovviamente, parlando di Kirby, possenti come poco altro.
Il volume è pubblicato da RW/Lion e costa 14,95 euri.
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