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mercoledì 11 settembre 2013

Radio Boia playlist - Nostalgia del presente (1)



E se per raccontare la nostra vita uscissimo dai confini angusti – per quanto virtualmente infiniti – della linea retta e adottassimo un grafico stile “unisci i puntini” d’enigmistica memoria. Col risultato che quello che risulta, a schema completato, un senso ce l’ha solo a volerglielo trovare. Come i passi di un bambino in uno strano maggio di nuvole e sole – nel posto di sempre che però si rinnova ogni giorno – il colore più presente è l’arcobaleno. La musica è jazz – probabilmente Miles Davis anni ’50, ma questo l’avrebbe capito solo molti anni dopo. C’era un fiume da attraversare, sembrava il Rio delle amazzoni. E intorno il paesaggio variava tra Africa, Almeria e Arizona. E poi, certo, c’era lei: lei che cambiava spesso faccia, corpo, e anche carattere ma più di rado. Un tempo perfetto che non può essere rappresentato linearmente, una sensazione che va verso il futuro per poi tornare indietro, di secoli anche. Un tempo che per comodità chiameremo presente. Un tempo per cui avere nostalgia. Già mentre lo si vive. E poi forse un’altra volta ancora, tra mille anni oppure ieri.  

                                eighth wonder - i'm not scared

Partiamo con la divina Patsy e con quella che ricordo come la mia prima "canzone da grandi". A tutt'oggi mi sembra un capolavoro, assolutamente non valutabile con un metro di giudizio obiettivo. La stessa Patsy, mi tocca d'ammettere a mente fredda  che magari non è poi la donna più bella del mondo. Ma che importa ? Dopotutto il termine "sex appeal" non avrebbe alcun senso se non fosse per descrivere persone come lei. 

fate un po' voi che io rimango della mia idea


E, visto che ci siamo, andiamo a prendere in considerazione un altro capolavoro del pop, messo in essere da un'altra "bellezza discutibile" (si fa per dire, ovviamente, che ce ne fossero...). Una canzone che ha il pregio di cambiare immediatamente l'atmosfera intorno a te. Un po' come accade coi Joy Division o i Velvet Underground (massì spariamole grosse) - ma qui ti sentirai un disilluso ex mercenario senza età, perennemente innamorato della passera.

et voila, Vanessa Paradis


                                      Vanessa Paradis - Joe le taxi

La canzone "a cappella" per eccellenza degli anni '80 è la celeberrima "Caravan of love" degli Housemartins, gruppo spesso considerato come degli Smiths in tono minore (non del tutto a torto, che le similitudini ci sono) ma spesso capaci di cesellare raffinatezze pop di tutto rispetto. Fidatevi  e riscopriteli in blocco (partendo magari da "London 0 - Hull 4", già dal titolo esibizione d'orgoglio provinciale) non fermandovi al singolo in questione e nemmeno alla curiosità che il bassista era tale Norman Cook, poi conosciuto al mondo come Fatboy Slim (ah, il big beat, sembra il secolo scorso...anzi era il secolo scorso, addirittura il millennio scorso).
le solite facce da bravi ragazzi
                The Housemartins - Caravan of love (chi volesse fondare una
                repubblica socialista ed usare questo pezzo come inno 
                nazionale mi contatti pure ed avrà in me un alleato)

Facciamo un salto nel tempo (ma non so se avanti o indietro, proviamo solo a saltare per vedere che succede) e andiamo a prendere un altro classico imperituro. A ben vedere è paradossale che l'unico grande successo degli Urge Overkill sia questa "Girl, you'll be a woman soon", cover di Neil Diamond, infilato nell'opus magnum tarantiniano "Pulp Fiction". Paradossale perché loro il successo l'hanno sempre cercato, pur partendo da lidi decisamente indie come la gloriosa etichetta  Touch & Go di Chicago, hanno ammorbidito e "rockizzato" il suono, peraltro in un periodo ampiamente favorevole per le indie bands che volevano fare il "grande salto". Beh, invece tutti li ricorderanno come una "one hit band" oltretutto nemmeno scritta da loro (quando dico tutti intendo ovviamente quasi tutti - il quasi fa la differenza - altrimenti potremmo liquidare anche i Lemonheads come "quelli della cover di "Mrs. Robinson). 
Urge Overkill
                          Urge Overkill - Girl, you'll be a woman soon

E chiudiamo per questa volta con una delle canzoni pop semplicemente più belle della storia. Capace con pochi tocchi di definire un'epoca, uno stile, un intero universo di emozioni. Artigianato ed Arte fusi insieme e totalmente indistinguibili. Merito delle Ronettes e dell'immenso Phil Spector, vero genio (e sregolatezza) del XX secolo e del suo celeberrimo "wall of sound", tantissime produzioni di girl pop da riscoprire. Ma è inutile fare gli snob, tanto vale partire dalla più famosa. 
The Ronettes
                                      The Ronettes - Be my baby

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