RADIO BOIA FREQUENCIES/ Drum n'bass memories (parte 1)
A metà anni '90 - ricorderete se c'eravate - si parlava continuamente di drum n'bass. Anzi per i primi tempi si preferiva usare il termine Jungle: forse a rimarcarne gli aspetti ossessivi e tribaleggianti. Poi - non saprei bene dire il perchè - si è preferito il termine "neutro" drum n'bass - atto a dare semplicemente menzione di un aspetto tecnico prevalente ossia il prevalere di aspetti fortemente ritmici caratterizzati da bassi (parecchio profondi) e percussioni. Nei suoi anni di maggior diffusione (semplificando: dal 1995 al 2000) il d'n'b ha avuto varie ramificazioni e diversificazioni stilistiche. Si è passati da pezzi riempipista a produzioni assai più cerebrali, da contaminazioni pop a ritorni undeground, dall'attività di produttori che usavano la jungle integrandola in un discorso più ampio a puristi del mezzo che però andavano incamminandosi lungo vie - per così dire - progressive. Non mi interessa qui ripercorrere la storia del genere ma solo andare a riascoltare qualche pezzo che - questa storia - ha contribuito a forgiarla.
Goldie ha fatto indubbiamente parte di una scena di precursori - ma -già dal 1995 con l'album "Timeless" - ha spinto l'acceleratore verso la metamorfosi della jungle in una sorta di soul moderno. In grado come pochi di catturare lo spirito dei tempi; nel secondo "Saturnzreturn" si lascerà prendere la mano da ambizioni forse eccessive ("mother" per esempio dura 60 minuti) dando corpo comunque ad un lavoro di indubbio fascino.
Roni Size è stato certamente uno dei protagonisti del drum n'bass nel suo farsi - anche se solo per pochissimo - perno centrale della musica pop. Artefice di un primo album raffinatissimo ("New Forms, 1997) - in grado di alternare felicimente languori soul a pulsioni sperimentali facendosi sempre irresistibile sotto un profilo ritmico. Il secondo album ("In the mode",1999) pecca decisamente di eccessi di grandeur , quasi ci si trovasse di fronte ad un "capolavoro programmato", in realtà affollato da troppi ospiti e con pochi pezzi davvero potenti. Tra primo e secondo album Roni ci infila anche il progetto Brackbeat Era esempio di come il drum n'bass si poneva all'interno del corpo pop: gene mutante pronto a cambiarne le generalità. Purtroppo, malgrado l'ottimo singolo ("Ultra obscene" che da il titolo all'album) il resto funziona abbastanza poco, dando l'impressione che la "jungle pop" non sia altro che un ripetersi di pezzi tutti sostanzialmente con la stessa struttura. Ricordo l'ascolto di quel disco tanto atteso come un'esperienza davvero monotono e deludente. E questo malgrado il fatto che i brani presi singolarmente funzionassero anche. In pratica era la dimensione dell'album ad essere sbagliata.
Decisamente più intellettuale e rigoroso Photek da vita (sempre nel 1997, stesso anno di "New Forms") a "Modus Operandi", assolutamente uno dei capolavori del genere (e uno degli album più importanti del decennio a parer mio). Pur muovendosi assolutamente all'interno della scena (a differenza di altri come Luke Vibert o Squarepusher che usano il drum n'bass in un contesto più ampio e solo come UNO dei suoni possibili) Photek tratteggia un lavoro oscuro, improntato all'introspezione e alla distopia. Già dal secondo album ("Solaris",2000) si muoverà in direzioni più eclettiche conservando sempre motivi d'interesse.
E chiudiamo questa - prima e volutamente incompleta - disamina con due veri e propri pezzi killer. Riempipista assoluti uscivano a nome Ganja Crew e Natural Born Chillerz.
ELENCO dei pezzi Goldie - Inner city life / Roni Size reprazent - Heroes /Brackbeat era - Ultra obscene / Photek - Modus operandi /Ganja Crew - super sharp shooter / Natural Born Chillers - Rock the funky beats
Nessun commento:
Posta un commento