Lui era li.
Quel giorno che la fissavi con insistenza - Ma non sapevi che dirle.
Quel giorno che lei che ti ha bollato per sempre come un mezzo maniaco sfigato.
Quel giorno della tua più grande figura di merda. Si, proprio quella che ti torna in mente ancora, quando di notte non riesci a prendere sonno. Vent’anni dopo.
Lui era lì. Quando hai fatto le scelte fondamentali della tua vita. Quasi sempre sbagliate.
Quando hai sbagliato le scuole superiori. Quando hai sbagliato l’università. Quando hai accettato un lavoro del cazzo. Quando non hai cagato la tipa innamorata di te perché ti piaceva la sua amica. La sua amica che non sapeva neanche che esistevi.
Lui era li. Ogni volta che avresti voluto piangere. Ogni volta che avresti voluto un abbraccio e non sapevi a chi chiederlo. Ogni volta che ti veniva mal di testa ma sembravi solo stronzo. Ogni volta che avresti voluto ruttare e scoreggiare rumorosamente e fanculo a tutti. Ma poi no, rimandiamo l’uscita definitiva dal consesso civile a data futura.
Lui era li. Come una bestemmia in chiesa. Come un’erezione improvvisa al parco giochi. Come il sudore delle ascelle. Come l’inadeguatezza. Come la rabbia.
Lui era li.
E rideva.
Ma era una risata affettuosa e persino gentile.
Come a dire ‘ehi, ci sono passato anch’io – ma che cazzo... sono qui e non va nemmeno così male – per cui smettila di cagare il cazzo con le tue disgrazie e vieni a fumare il sigaretto’ [il sigaretto potrebbe essere un cannone – ma non lo so - rispetto la sua privacy].
Una risata gentile, quindi. Per quanto possa essere gentile un soggetto del genere.
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