Elenco blog personale
giovedì 13 febbraio 2020
Consuntivi 2019 - Cinema (2)
5 - I FIGLI DEL FIUME GIALLO - Jia Zhang-ke (Cina,Francia,Giappone/2018)
Jia , con questo film, rifà praticamente 'Al di la delle montagne' ma ne cambia tutti gli elementi. Si tratta anche qui di una storia che si sviluppa nel corso di diversi anni, anche qui abbiamo un amore al contempo durevole e disprezzato. A cambiare è il contesto: l'ambiente in cui il racconto si muove è quello del gioco d'azzardo clandestino e del sottobosco criminale che accanto ad esso si sviluppa. Il tutto funziona benissimo e - stavolta - lascia meno spazio a letture metaforiche che - in fin dei conti - ciò che Jia vuol dire sulle mutazioni della società cinese lo dice da sempre ed è anche esplicito. Un film che ha il fascino dei grandi romanzi (il grande romanzo cinese ?)
4 - ORO VERDE - C'ERA UNA VOLTA IN COLOMBIA - Cristina Gallego e Ciro Guerra (Colombia,Danimarca/2018)
Un altro film che ha il fascino dei grandi romanzi ma questa volta siamo in Colombia dove la coppia di registi che già avevano realizzato il notevole 'El abrazo de la serpiente' ci mostra l'epopea di una famiglia (appartenente ad un'etnia indios) che entra attivamente nella coltivazione e nel commercio della marijuana e tutte le problematiche e i cambiamenti che ne conseguono. Per certi aspetti ricorda persino 'Il Padrino' , per il modo in cui paiono convivere attività criminali e tradizioni ancestrali (ma cui nessuno è emigrato - le tradizioni ancora insistono legate alle terra dove sono nate) e per come la tragedia entra inevitabile nel rassicurante contesto famigliare. Un film possente, che riempie gli occhi e che riverbera a distanza di tempo.
3 - IL MOSTRO DI ST.PAULI - Fatih Akin (Germania,Francia/2019)
Nel quartiere st.Pauli di Amburgo si aggira un serial killer, nei primi anni '70. Non è che la gente si squassi più di tanto, ogni tanto sparisce una puttana vecchia e via così: che fine abbia fatto non è certo, magari scappata o magari morta ma non è detto ammazzata. Fritz Honka è uno che ci prova ad avere una sembianza di vita normale ma è parecchio brutto, povero e sfigato: niente di tanto strano intendiamoci, ma quanto basta per fare schifo. Inoltre è probabilmente anche impotente, cioè la figa gli piacerebbe pure ma poi qualcosa sempre non funzionare, sarà il fatto che può permettersi solo delle vecchie alcoliste e - già che c'è - le smembra e le nasconde nel suo appartamento. Che poi però puzzano e quei rompicoglioni stranieri che ci rubano il lavoro magari se ne accorgono pure.
Un film squallido, livido, senza speranza ma anche senza giudizi. (Mille volte meglio del pretenziosissimo 'La casa di Jack' di Von Trier :mezzo passo falso - per me)
2 - PARASITE - Bong Joon -ho (Corea del sud /2019)
Nel frattempo - se non bastasse la palma d'oro - ha vinto pure l'oscar facendo,probabilmente, di Bong Joo-ho il regista coreano più noto all'estero. Quindi inutile soffermarsi se non per dire che si tratta in effetti di un capolavoro e quindi i premi se li merita anche (per quanto metta a disagio il fatto che una cosa che mi piace possa piacere - e tanto - anche a molte altre persone). Il fatto è che Parasite è - al di la di ogni specifica considerazione sul fim in se - una rappresentazione perfetta del presente in senso economico e sociale: parla dei tempi che viviamo (in Italia, come in Corea , come negli Stati Uniti) im maniera precisa e dolorosa (ma poi ci viene anche da ridere, perchè il presente farebbe ridere, se solo non ci fossimo dentro). Una grande commedia coreana con parecchio in comune (nello spirito) con le grandi commedie italiane dei tempi andati.
1 - MIDSOMMAR - IL VILLAGGIO DEI DANNATI - Ari Aster (U.s.a./2019)
Dopo 'Hereditary' Ari Aster realizza un altro film coi controcoglioni, intenso e disturbante come si conviene , almeno per noi che amiamo un cinema che sappia ancora essere pericoloso (e 'cattivo maestro', alla bisogna). I punti in comune col film precedente ci sono ma ci sono anche le differenze. Si sente anche qui la forte influenza di un classico misconosciuto quale 'The Wicker Man' ma si finisce poi per sentire sapori strani e che forse non ti aspetteresti, a partire dal Peter Weir di stanza ad Hanging Rock per arrivare agli scimanesimi tra Jodorowsky e Castaneda fino a trovarsi ,stupiti, dalle parti più inebetite del cannibalico (o di uomini chiamati cavallo) con giusto quel pizzico del bimbo di Rosemary. Ma queste sono solo suggestioni, ciò che rimane è un film sensuale e 'altro' che non si tira indietro (e ciò mi pare trovi conferma nella lucentissima ed assolata fotografia) nel mostrarci la possibilità dell'altro e delle scoperte che ti possono ribaltare la prospettiva.
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