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martedì 1 luglio 2014

Radio Boia playlist - La discoteca dello zio Porco/1

Questa volta andiamo sul pesante e per farlo traggo spunto da una delle tante rassegne che si possono trovare sul web dedicate alle 'più brutte copertine di dischi' o - comunque -  a quelle più strane, bizzarre o semplicemente kitsch (molti parlerebbero anche di trash - ma non io perchè è una parola che l'uso comune ha svuotato di senso e pertanto merita una pietosa abolizione).
Capita che i dischi in questione siano di artisti famosi (ad esempio Prince, e vedetevi 'Lovesexy' o la cover di uno dei suoi primi album - omonimo - se non ci credete) che cadono preda del delirio oppure giocano spudoratamente con la propria immagine (si veda Aphex Twin in versione 'gnoccona coi baffi' in 'Windowlicker' o bambino/a barbuto in 'Come to daddy', ma anche i Manowar - impegnati praticamente per tutta la loro produzione discografica nella costruzione di un'immagine da guerrieri barbari dai richiami - consapevoli o no - velatamente omosessuali). Capita anche che siano semplicemente copertine figlie del proprio tempo, delle mancanza di mezzi e - spesso - di un gusto quantomeno discutibile. Il Trait d'union è che - almeno nella maggioranza dei casi - si ricorda più il contenitore del contenuto: lasciando però la curiosità di provare a dare almeno un ascolto alla musica.
A volte ci sono anche delle sorprese. A volte anche no. Ma se pensate che sia tempo perso passate pure oltre, che ci sono certo attività più utili; come per esempio farsi un selfie al buco del culo e condividerlo col mondo intero.

Jim Post è un cantante folk attivo dalla fine degli anni '60 fino al 2000, è stato anche attore e una sua canzone si è piazzata al numero 10 della classifica di Billboard. Ciononostante è noto soprattuto per questa posa tra il mistico e il macho.
                                                       Jim Post - i love my life - 1978
Gli Handsome Beasts sono una band davvero apprezzabile. Dovrebbero far parte della cosiddetta NWOBHM (new wave of british heavy metal) ma rispetto - per esempio - ad Iron Maiden o Judas Priest hanno scelto una rappresentazione iconografica dei loro album che farebbe più pensare al punk più zozzo ed estremista.  Forse anche per questo non hanno avuto il successo che - tutto sommato - potevano anche avere, per lo meno nel loro ambito. Se il primo album (Beastiality, appunto) è del 1981, il secondo arriva solo nel 1990 (ma non ho idea di come sia).
                                                The Handsome Beasts - David's song - 1981
Lo ammetto: qui c'è da rompersi un po' i coglioni. William Shatner sapete tutti chi è, molti meno (e nemmeno io) saprete cos'ha fatto oltre a Star Trek. Si poteva pensare che presenziare e firmare autografi alle conventions fosse un lavoro a tempo pieno, eppure il vecchio Bill ha trovato anche il modo di capitalizzare la botta di culo avuta in giovane età reinventandosi cantante. Si limita in sostanza a declamare canzoni sulle basi per lui imbastite da musicisti di buona caratura (ci sono varie covers - alcune piuttosto ovvie quali 'Space Oddity' o 'Rocket man'). Il risultato - pur noioso - fa anche meno schifo di quel che si potrebbe pensare (ma io pensavo molto)
                                         William Shatner - Seeking Major Tom - 2011

I Goblin Cock sono una band metal californiana inquadrabile nell'ambito dello stoner/doom. Tra loro c'è anche Rob Crow dei Pinback. A quanto mi risulta hanno fatto soli due album. In un genere inflazionato come questo riescono comunque a farsi ricordare grazie a copertine molto più stupide della loro musica.  Ed anche al nome della band - che certamente esplicita un intento parodico rispetto al classico immaginario simil-fantasy di molte metal bands.
                                              Goblin Cock - Winky Dinky Donkey - 2005
Per i Manowar una qualsiasi copertina andava bene - che l'iconografia scelta è sempre grossomodo quella. Onestamente ignoro se questo 'Blow your speakers' sia un singolo o piuttosto un qualche live più o meno abusivo. L'ho scelto perchè mi pare tra i più tamarri che ho avuto modo di visionare. Comunque la canzone 'Blow your speakers' appartiene all'album 'Fighting the world' del 1987. Mi pare un attacco ad MTV, ed è piuttosto divertente.
                                                 Manowar - Blow Your Speakers - 1987
Cecilia Bartoli è una mezzo soprano italo-svizzera molto nota (ma non a me che - lo ammetto - non seguo la lirica e nemmeno mi propongo di farlo). In quest'album (con Diego Fasolis e i Barocchisti) rivisita la musica di Agostino Steffani (1654-1728) , musicista ed inviato vaticano. La cosa curiosa è che in copertina ad assumere le sacerdotali sembianze dello Steffani è proprio una spiritata Cecilia Bartoli: il risultato fa un po' impressione (in entrambi i sensi: 'è una schifezza' ma anche 'rimane impresso'). La musica non sono in grado di giudicarla (anche perché devo ancora ascoltarla - ma non garantisco nemmeno di riuscirci dopo). Certo è che il progetto ha un suo particolare fascino.
                                                    Cecilia Bartoli - Mission - 2012
Alla prossima puntata - che il materiale è ancora tanto


giovedì 26 giugno 2014

TSURIKICHI SANPEI (SANPEI: IL FILM) - Yojiro Takita - 2009)




Caro Sampei (o Sanpei) è strano ritrovarci così, dopo tutti questi anni. Induriti dalla vita, carichi di delusioni, con qualche ruga in più e qualche capello di meno. Almeno io è così che mi sento: tu, a guardarti, sembri ancora più giovane di tanti anni fa, peccato che ti facciano interpretare da un ragazzetto dalla faccia discutibile, ma non importa davvero ché lo spirito rimane lo stesso e fai le stesse cose di un tempo. Pescare soprattutto. Si sei proprio tu, su questo non si discute. E a dire il vero – se sfrondiamo un attimo le apparenze – anch’io sono proprio io. Forse ti ricorderai di quel ragazzo che affrontò il primo iter burocratico della sua vita per ottenere la licenza di pesca e ci appiccicò sopra – incurante di qualsiasi buon gusto – una sua foto con strani baffetti ed un’improbabile carnagione scura (ma ero io sul serio – giuro). Ti ricorderai di quel ragazzo in apparenza triste e scostante che coltivava in sé un’allegria enorme, per molti folle e spropositata. Proprio quello che molti definivano intelligente ma lo facevano con stupore – come a dire “hai tutte le caratteristiche del cretino: come ti permetti di non esserlo”. Si, dai parlo di quello che è stato molto più orgoglioso di essere riuscito per la prima volta a cambiare un amo da solo che non di qualsiasi bel voto preso a scuola. Un tipo – per intenderci – che ancor oggi se pensa ai momenti felici della sua vita si rivede immerso nel fiume e con una canna in mano. Come dici? Ti ricordi. Ma si lo sapevo che ti ricordavi - che certe amicizie non finiscono mica così, solo perché passano alcuni decenni senza che capiti di incrociarsi. Certi amici vivono nella fantasia ma non sono meno preziosi di quelli veri. Possono salvarti la vita se necessario. Chiedi a Spider man, a Mister No, a Capitan America, a Zagor. Potranno confermarti quanto dico. E tra loro c’è posto anche per te.


Ma bando alle ciance: la scusa per questa letterina è stata gentilmente fornita dal film live action che la Toei ha pensato bene di produrre (nel 2009) adattando le vicende del famoso anime che ha incantato la mia generazione (e qualche altra). Anime che – giova ricordarlo – è a sua volta la trasposizione del manga di Takao Yaguchi, edito da Kodansha per ben 65 volumi e che – a quanto mi risulta – non ha avuto edizioni italiane. Il cartoon – a sua volta – vanta 109 episodi, tutti a più riprese trasmessi anche in Italia, praticamente solo da emittenti locali.
Il film che andiamo a prendere in considerazione è reperibile unicamente in edizione originale (ma su vari siti si trovano – per fortuna – i sottotitoli) – questo malgrado il regista - Yojiro Takita – non sia certo un nome di poco conto avendo anche vinto un premio oscar (per il miglior film straniero: ‘Departures’ del 2008). 





La trama del film è riassumibile abbastanza facilmente. Sampei Nihira (Kenta Suga) è un ragazzo di circa 12 anni che vive in un ambiente rurale ed incontaminato insieme al nonno Ippei (Tsunehiko Watase). Nonno e nipote condividono l’immensa passione per la pesca, passione che anche i genitori del nostro protagonista coltivavano, prima di morire entrambi. Nel film l’amica e coetanea Yurin ha un ruolo tutto sommato più defilato rispetto all’anime, mentre la sorella di Sampei – Aiko (Yû Kashii) -  più grande e che da tempo è andata a vivere in città – è un po’ il motore della trama. Abbiamo poi Gyoshin (Takashi Tsukamoto) – campione internazionale di pesca, americano di origine giapponese – che fa amicizia con Sampei ed il nonno, riconoscendo in Ippei un maestro e nel giovane nipote quasi un fratello minore.    


 

In sostanza la vicenda ruota attorno al desiderio di Aiko – per l’occasione andata a trovare suo fratello e suo nonno – di portare Sampei a vivere in città con lei perché, sostiene, la campagna non gli dà alcun futuro e un ragazzo non può dedicarsi alla pesca per tutta la vita. Nel frattempo però anche Gyoshin è ospite presso la casa di Ippei e intende recarsi in una zona piuttosto isolata alla ricerca di un fantomatico salmerino gigante che si dice viva nei pressi di una cascata. Decidono così di andare tutti e quattro alla ricerca del misterioso pesce – a patto però che – dopo -  Sampei (affatto entusiasta) vada a Tokyo con la sorella. La spedizione sarà un’occasione per una rigenerante immersione nella natura più incontaminata e spettacolare ed anche per un commovente riavvicinamento tra Aiko, Sampei ed il nonno. Il destino di Sampei risulterà inevitabilmente legato alla pesca ed ancor di più ai luoghi che lo hanno visto felice, la città è un’altra dimensione, non gli appartiene, si sentirebbe come un animale in gabbia – ed è proprio il riaffiorare del ricordo di una calda sera estiva – una delle ultime in compagnia dei genitori – a rivelare ad Aiko questa semplice verità che fino ad allora – preda di un dolore difficile da superare – aveva voluto negare. 
Kenta suga  


Gli attori – va detto –sulle prime lasciano un tantino perplessi, in specie Kenta Suga, forse dal volto un po’ troppo fanciullesco e con qualche smorfia di troppo, ma poi ci si abitua subito e tutto sommato va anche bene così. Segnaliamo anche Yû Kashii, bella e brava nonché piuttosto nota in patria (tra le altre cose ha un ruolo anche nella versione live action di un cult manga quale ‘Death Note’).      

Yu Kashii


La sigla iniziale dell'edizione italiana cantata dai Rocking Horse
Trailer giapponese



IL MAGNANI dice: 7